martedì 23 ottobre 2007

Grasse matinée: brunch avec tartines

Io, Izzi, non ci sto dietro: non ho tempo per il blog, ma per fortuna c'è Lui che, per questo giro, mi sostituisce e oltre alle foto ha preparato le ricette che Lui stesso ha inventato. E' vero, sono davvero una donna molto fortunata!

"Le cime di rapanello mi perseguitano. Vai al mercato la domenica mattina, vedi dei bellissimi rapanelli, con verdi foglie rigogliose, che solo a guardarle viene l'acquolina. Ma che farci? Nei libri di cucina nessuna menzione, su internet solo qualche decotto o da usare per insaporire un'insalata. Ci sono anche antiche raccomandazioni tramandate verbalmente sull'effetto digestivo in caso di abbuffata dei bulbi del Raphanus sativus. Non resta che sperimentare direttamente la cottura delle cime di rapanello. Ecco l'esito.



1. Tartina al plattekeis arrangiato, ma vestito da cime di rapanello

Il mercato di domenica mattina ha fruttato, tra l'altro, due bei mazzi di rapanelli, con foglie abbondanti e fresche. Al tatto sono un po' rugose, ma hanno l'aria appetitosa e il sapore è vagamente piccante. Oggi niente insalata e, allora, proviamo a cuocerle. Metto un pentolino d'acqua a bollire, preparo una padella con un po' d'olio, aglio e peperoncino, tiro fuori il Philadelphia avanzato dal frigo, lavo i rapanelli di uno dei due mazzi e mondo tutte le cime a disposizione. Su un vecchio asse di legno, taglio a fette sottilissime i rapanelli. Sullo stesso asse, affetto del pane casereccio, comprato tre giorni prima. In una ciotola, lavoro il Philadelphia ammorbidito con un abbondante filo d'olio, le fettine di rapanelli, un po' di sale e una bella macinata di pepe. Le cime di rapanello, invece, finiscono per una trentina di secondi nel pentolino dell'acqua che bolle, prima di essere gettati in mezzo alla padella con olio, aglio in camicia e peperoncino spezzato. Mentre il pane è a tostare, aggiusto l'olio e il sale della crema di Philadelphia e rapanelli: peccato non avere formaggio fresco, una cipolla di primavera e qualche filo di erba cipollina per una vera tartitna bruxellese al plattekeis. Comunque, dopo quattro minuti tolgo dalla fiamma la padella, spalmo la finta plattekeis sul pane tostato e appena oliato, e vi poggio le cime di rapanello insaporite.

Il risultato non è niente male. I sapori sono equilibrati, con le cime di rapanello che compensano il bulbo. Un po' piccante, un po' no.

Ingredienti:
Due bei mazzi di rapanelli con cime abbondanti e fresche
500 grammi di formaggio bianco plattekeis (o quel che c'è di Philadelphia in frigo)
Olio extravergine d'oliva quanto vi pare
Un po' di sale con moderazione
Una macinata di pepe
Un spicchio d'aglio vestito o svestito
Un peperoncino
Qualche fetta di pane casereccio invecchiato almeno un paio di giorni

Per l'autentica tartina bruxellese al plattekeis:
Lavorare il formaggio bianco con i rapanelli affettati, qualche filo di erba cipollina e una cipolla di primavera tritata.


2. Tartina per un brunch contro le uova strapazzate al salmone

Uova strapazzate al salmone? Bleah! Soprattutto una volta che si sono assaporati i gamberetti grigi, le crevettes grises che in Belgio abbondano nelle crocchette, dentro ai pomodori imbottiti di maionese o semplicemente su una fetta di pane imburrata. Allora, prendo quattro uova freschissime e le sbatto con dolcezza in una ciotola, prima di salarle e peparle. In una padella scaldo un filo d'olio, mentre quattro fette di pane casereccio finiscono nel tostapane. Strapazzo le uova ma delicatamente, ammorbidendole con un filo di latte abbondante, fino a una cottura bavosa. Quando tutto è pronto, spalmo del burro semi-salato sul pane caldissimo, così che si sciolga e ne penetri i meandri. Sopra ci metto uno strato di uova bavose e abbondanti crevettes grises.

Il risultato è ben altro che uova strapazzate al salmone!


Ingredienti:
Quattro uova freschissime.
Un goccio abbondante di latte
Un pizzico di sale
Una macinata di pepe
100 grammi di crevettes grises
Olio extravergine d'oliva quanto basta
Burro semi-salato
Qualche fetta di pane casereccio invecchiato almeno un paio di giorni